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Lancia Stratos: motore Ferrari o Maserati?

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I retroscena di una sfida commerciale tra Maranello e Modena.

L’idea di dare vita alla Stratos come auto da rally era venuta a Cesare Fiorio, responsabile della Squadra Corse Lancia HF (figlio di quel Sandro Fiorio che dirigeva le pubbliche relazioni della stessa Casa torinese) dopo aver visto il bassissimo prototipo Lancia Stratos Zero esposto da Bertone al Salone di Torino del 1970.

La Fulvia HF aveva corso e vinto molto nei rally (s era imposta anche nel Rally di Montecarlo 1972, giusto cinquant’anni fa, con Munari-Mannucci battendo lo squadrone delle Alpine Renault e delle Porsche 911). ma la sua potenza di circa 160 CV cominciava ad essere insufficiente per avere la meglio sulle rivali. Per questo Fiorio pensava a una vettura di serie concepita fin dall’inizio per correre e vincere nei rally, mentre la Fulvia HF 1.6 (detta “Fanalone”) era un adattamento della Fulvia Coupé alle esigenze agonistiche del team Lancia HF.

Dopo quel Salone di Torino del 1970 iniziarono i contatti con Bertone per fare derivare dalla Stratos Zero un’auto da produrre in 500 esemplari in due anni, il minimo necessario per avere l’omologazione in Gruppo 4. Stava cominciando a nascere la Stratos HF che sarebbe diventata una vera superstar dei rally.

Fiorio aveva il pieno appoggio di Pier Ugo Gobbato, patron della Lancia a quell’epoca e veterano della Mille Miglia. Inoltre Bertone si era detto disposto ad accollarsi l’onere della produzione dei 500 esemplari in un anno richiesti dalla Commissione Sportiva Internazionale.

Al Salone di Torino del 1971 fu presentata la Lancia Stratos HF, quasi definitiva, disegnata da Marcello Gandini. Ma a quell’auto serviva un motore: il V4 della Fulvia HF 1.6 montato sul primo esemplare era carente di cavalli e non si poteva potenziare ulteriormente. A Fiorio, che aveva già fatto fare dei test al suo pilota di punta, Sandro Munari, con una Dino 2.4 V6 Coupé, piaceva molto quel motore Ferrari così compatto, e lo giudicava ideale per la Stratos.

Ma… c’era un ma. Quando Fiorio e Gobbato si presentarono a Maranello da Enzo Ferrari, il “Drake”, nicchiò e fece delle difficoltà a fornire i motori. A volte gli piaceva fare il prezioso, sebbene in quel caso avesse un debito di riconoscenza con il Gruppo Fiat (che a metà Anni ‘60 aveva prodotto le Fiat Dino Coupé e Spider per avere il numero minimo di motori con cui Ferrari potesse ottenere l’omologazione per correre in Formula 2; le Dino prodotte a Maranello infatti non bastavano).

Fiorio e Gobbato fecero così ritorno a Torino con le pive nel sacco. Poi a Gobbato venne un’idea. In quel periodo la Citroën era proprietaria della Maserati e il V6 della Merak poteva essere un’alternativa al motore della Ferrari Dino. Ne parlò con l’ingegner Malleret, patron della Casa francese, che si disse disponibile (arrivò addirittura ad offrire anche il V8 della Quattroporte). Nel Gennaio 1972 ci fu un nuovo colloquio tra Gobbato, Fiorio e Malleret a Milano per vedere quali fossero le procedure da avviare per avere quei motori. La notizia di questo incontro ovviamente ebbe l’effetto di una bomba a Maranello. Enzo Ferrari, che sapeva sempre tutto quello che succedeva in casa di “quelli là”, come era solito chiamare gli uomini della Maserati, chiamò Gobbato e gli disse: «Te li fornisco io i motori». Tutti gli ostacoli furono di colpo superati e in breve fu assicurata la fornitura dei 500 motori!

Enzo Ferrari dal canto suo pretese ed ottenne che in cambio Sandro Munari partecipasse ad alcune competizioni riservate agli Sport Prototipi con una Ferrari 312 PB ufficiale (gareggiò alla Targa Florio, che vinse in coppia con Merzario, e alla 1000 Chilometri di Zeltweg, in Austria).

Intanto era iniziata la produzione in serie della Stratos presso gli impianti della Bertone a Grugliasco, dove la struttura in acciaio e la carrozzeria in fibra di vetro venivano assemblate per essere poi inviate a Chivasso negli impianti Lancia per l’assemblaggio finale. Ma questa è un’altra storia…

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